Come inguaiammo il cinema italiano

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didi Ciprì e Maresco

Come inguaiammo il cinema italiano. La vera storia di Franco e CiccioQuanto ci piacciono DanieleCiprì e Franco Maresco!
  Ci piacciono perché sono "spudorati" comedue monelli siciliani, spietati come un'inchiesta sul mezzogiorno,efficaci come solo il buon cinema sa essere.
  Soggetti alla censura e impregnati di spirito corrosivo,i due registi siciliani autori del non perfettamente riuscitoLo zio di Brooklyn (1995), del dissacrante Totò chevisse due volte (1998), di Enzo,domani a Palermo! (1999)e Palermo può attendere (2002), dopo esser approdatial Lido lo scorso anno per parlare di cinema nel suo aspettopiù "concreto e fattuale", quello produttivo (Ilritorno di Cagliostro), hanno presentato questa volta nellasezione Fuori Concorso, un docu-film sulla coppia di comiciFranco e Ciccio.
  Partendo dalle origini, perché sempre da lì bisognapartire per non perdersi per strada, Ciprì e Maresco rendono omaggio, a modo loro, ai conterranei Francoe Ciccio e, indirettamente, al genere cinematografico e al tipodi comicità da loro così perfettamente incarnata.
L'idea, dichiarano gli autori di Comeinguaiammo il cinema italiano, nasce da una collaborazione professionale inseguitama sempre mancata, e da una serie di forti somiglianzetra le due coppie: la palermità, il gusto di lavorarein due, la comicità viscerale di stampo latino.
  Ai tempi di Cinico tv, che corrispondonoper Ciprì eMaresco a Lo zio di Brooklyn, filmche all'esperienza televisiva sembra esser in qualche mododebitore, i due incontranoFranco e si scambiano i numeri telefonici per unafutura collaborazione. Nel dicembre dello stesso anno,il 1992, Franco verrà a mancare.
  I due convocano Ciccio per una partene Ilritorno di Cagliostro,pellicola che, grazie anche al caratteristico bianco enero usato con valore fortemente connotativo, confermail giudizio desolato e desolante sulla religione che nonaiuta né salvanessuno già espressa nel disperato Totò chevisse due volte. Ma anche Ciccio è ormai troppostanco per questo lavoro.
  Non potendo infine averli concretamente sul set, Ciprì eMaresco fanno l'unica cosa intelligente da fare e la fannomolto bene: un film documentario sulla vita dei due comicicon interventi di perenti, amici e personalità delcinema e della tv che li conobbero o lavorarono con loro.
Si va allora dalla divertentissima intervista alle arzilleFana e Ina Bennato che parlano del fratello Franco, a BernardoBertolucci che commenta Ultimotango a Zagarolo interpretatodal solo Franco nel 1973 e che, dichiara Bertolucci, nonha mai avuto la voglia e il coraggio di vedere per paurache fosse migliore della sua versione parigina.
  Non possono mancare le testimonianze dirette di figli emogli nonché le registrazioni delle interviste chei due rilasciarono nel corso della loro lunga e ricchissimacarriera.
  Lucio Fulci, regista che più di ogni altro li amò eseppe valorizzare facendo loro interpretare ben 13 commedie(e si tratta di certo delle meglio curate e in terminidi sceneggiatura e regia), cerca di spiegare il perché dellaqualità a volte effettivamente discutibile dallenumerosissime pellicole dei due comici e racconta che,di fronte all'asprezza o ancor peggio allo sdegno dellacritica, Franco e Ciccio si facevano una bella risata potendovantare enormi successi al botteghino.
  Ed ecco, allora, la critica: non solo "il giovanecritico" Francesco Puma che Ciprì eMaresco hanno nel vero senso del termine scovato per l'occasione,facendo di lui l'emblema di certa critica forzatamenteintellettual-concettualoide da manuale di cinema e cheresta alla fin fine senza parole; ma anche il comico-senzavolerlo Gregorio Napoli, siciliano doc e per questo perfettavoce e figura narrante delle gesta dei due eroi.
  C'è l'autorevole TullioKezich che confessa di averpiù volte accusato i film di Francoe Ciccio divolgarità nelle recensioni scritte ma di essersifatto grasse risate in privato guardando le stesse pellicoleche ufficialmente criticava. E c'è pure l'acutoGoffredo Fofi che commentando le immagini di Checosa sono le nuvole?, l'episodio diretto da PierPaolo Pasolini einserito in Capriccio all'italiana, arrivaa supporre che il cineasta e poeta friulano non amassein fondo troppo la coppia ma che ne avesse colto, tantoper cambiare con largo anticipo sugli altri, l'enorme potenzialità ela forte carica corrosiva.
  Insomma, di materiale ce n'è davverotanto e nei 98 minuti (e avremmo voluto che fossero dipiù)che compongono questo bel lavoro, ci si diverte e si imparaqualcosa della nostra storia non solo cinematografica.
  Franco e Ciccio, che ammettiamo di nonaver avuto il tempo di conoscere abbastanza da poter amaree seguire "direttamente",ci vengono però così generosamente regalatida due dei cineasti attualmente più fecondi e intelligentiche non possiamo perlomeno incuriosirci e appassionarci "umanamente" allastoria di due amici che, venuti da quella che era la MagnaGrecia, hanno portato in tutta Italia la più genuinae preziosa delle qualità latine: la verve comica,quella che viene dalle viscere e non ha bisogno di arrivareal cervello perché esplode prima, nello stomaco,in bocca, sulle labbra.
  Grazie a Franco e Ciccio per la loro totale mancanza dibuone maniere e grazie a Ciprì e Maresco per avercelaricordata con la maniera, buona, dell'intervista irriverentee del montaggio divertente.
  Un film "vero" per chi vuole ricordare e perchi vuole sapere.