Locandina Film IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE

IL FAVOLOSO MONDO DI AMELIE

( Le Fabuleux destin d'Amélie Poulain)

Film

Commedia

IL SEGRETO DEL SUCCESSO È NELLA FANTASIA. AMÉLIE INCANTA E SI FA VOLER BENE, IN FRANCIA COME IN TUTTO IL MONDO.

di Jean-Pierre Jeunet

con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Dominique Pinon, Rufus, Jamel Debbouze, Lorella Cravotta

durata: 120 Min. produzione: FRA (2001)

A Parigi, al n. 15 di Rue Lepic, c'è il caffè Des 2 moulins. è proprio d'angolo: un neon non opprimente, una vetrina illuminata con discrezione, tavolini esterni secondo il gusto francese. Il tutto un po' fuori dal tempo. Potrebbero essere i nostri giorni, potrebbero non esserlo. è in questo luogo che lavora Amélie Poulain, la protagonista de Il favoloso mondo di Amélie, diretto da Jean-Pierre Jeunet, che è diventato nel tempo un vero e proprio cult.

Per cominciare, gli USA. Non è davvero frequente che un film francese riesca a conquistare quel mercato. La ragione è semplice: i cineasti francesi spesso non hanno rispettato certe regole, hanno sempre tirato dritto per la propria strada, in nome della storica sicurezza (chiamiamola così) secondo la quale sono gli altri che devono adeguarsi. In questa chiave il cinema francese ha prodotto i film più belli e più brutti della storia del cinema.

Amélie è un bel film. C'è un dato interessante che ci riguarda, come riferimento: il film, negli USA, ha già abbondantemente superato gli incassi de La vita è bella

Ma qual'è la ragione di tanto successo? Il termine che emerge è fantasia. Fantasia nella storia, nella ricostruzione, nei caratteri. Dunque vediamo la bambina crescere in provincia con genitori quanto meno originali. La mamma prega devotamente poi, fuori dalla chiesa, muore schiacciata da una suicida. Maggiorenne la ragazza si trasferisce a Montmartre, a lavorare nel caffè che abbiamo detto. Il destino si compie un certo giorno quando Amélie viene a sapere della morte di lady Diana, è il 31 agosto del 1997, e il tappo di una bottiglietta di profumo le cade di mano e si infila sotto una piastrella. Ed ecco che Amélie trova una vecchia scatola che contiene qualche figurina, un ciclista di ferro, la foto di un calciatore e altre cosette. Si mette in testa di trovare il proprietario che a quel punto avrà una cinquantina d'anni. Lo trova e lo fa felice.

Da quel momento far felice la gente sarà la sua missione. Da qui si innesca un vero zibaldone di figure ed episodi: c'è un pesce rosso con tendenze suicide; un pittore che una volta l'anno riproduce lo stesso dipinto di Renoir; un cieco che Amélie porta in giro descrivendogli tutto ciò che vede intorno; dall'alto, guardando Parigi, Amélie ha la percezione degli orgasmi vissuti in quel momento: 15. Poi c'è Nino Quinquampoix, il ragazzo amato, che raccoglie le foto perdute nelle cabine delle stazioni.

 

Il tutto nel teatro di una Parigi che, pur nella sua unicità, non può non ricordare quella dei grandi creativi dell'età dell'oro come città degli Enfants du paradis di Carné, scritto dal grande Prévert, e anche a certe atmosfere alla Lelouch, o alla Zazi ne L'ultimo metro di Malle. Diamo un po' di tempo al film per capire se è veramente un capolavoro. Un'ultima considerazione personale: La vita è bella sarà stato superato negli incassi, ma noi continuiamo a preferirlo.

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