CASCO D'ORO
(Casque d'or)
Film
Drammatico
UNA STORIA D'AMORE RESA SUPERLATIVA DA DUE GRANDI ATTORI E DA UN REGISTA AL SUO APICE ARTISTICO.
diJacques Becker
concon Simone Signoret, Serge Reggiani, Claude Dauphin, Gaston Modot.
durata: 96 Min. produzione: FRA (1952)
Link al sito: https://www.mymovies.it/film/1952/casco-doro/
Nella Parigi di fine '800 Marie ("Casco d'oro" fa riferimento al la sua capigliatura) è l'amante del malavitoso Roland che la tratta brutalmente. Quando, in occasione di un ballo, incontra il falegname Manda il colpo di fulmine è reciproco. Roland cerca rapidamente vendetta e viene in questo coadiuvato dal capobanda Leca, un commerciante con buone entrature anche nella polizia. Leca favorisce un duello tra i due dai cui sviluppi la vicenda prenderà una svolta che metterà in pericolo l'amore di Marie e Manda.
Una storia d'amore resa superlativa da un regista al suo apice artistico e da due grandi attori.
Il soggetto del film fa riferimento a un personaggio realmente esistito. Si tratta di Amélie Hèlie che faceva parte dei cosiddetti "Apache" nel mondo della malavita parigina a cavallo tra fine '800 e inizio '900. Quando arriva nelle mani di Becker è già stato visionato e poi abbandonato da Julien Duvivier, Yves Allégret ed Henri-Georges Clouzot. Becker decide di portarlo sullo schermo a proprio rischio e pericolo perché sa che dovrà affrontare gli strali di una critica conformista che sino ad allora lo ha visto affrontare vicende contemporanee e che probabilmente non gli perdonerà il film 'in costume'.
Il che puntualmente accadrà. Ma ci sarà chi provvederà, nel giro di pochi anni, ad offrire la giusta valutazione. François Truffaut scriverà su "Cahiers du cinéma": "Casco d'oro a volte divertente, a volte tragico dimostra che si può andare oltre la parodia. Possiamo guardare al passato pittoresco e sanguinoso ed evocarlo con tenerezza e violenza".
Ancora una volta uno dei Maestri della Nouvelle Vague aveva colpito al centro. Aveva cioè compreso che quel film, che si apriva con un riferimento pittorico al Renoir pittore senza dimenticare successivamente la lezione del Renoir regista di cui Becker era stato assistente negli anni' 30, aveva tutte le caratteristiche del capolavoro sia per le scelte stilistiche che per lo stato di grazia dei due protagonisti e, in particolare di Simone Signoret.
Becker cerca solo in poche scene il sostegno della colonna sonora musicale preferendo lasciar parlare i silenzi, un dialogo essenziale e, soprattutto i primi piani dei volti insieme a delle scelte di inquadratura che mettono, ogni qualvolta ciò è possibile , Marie al centro, in posizione tale da farne un polo d'attrazione.
Perché Becker gira una storia del passato ma continuando a dare rilievo al realismo delle vicende che porta sullo schermo. "Volevo che i miei attori si comportassero come se stessero vivendo all'epoca e non come se stessero indossando dei costumi" dichiarò il regista. Questo non si riferisce solo ai ruoli principali. Ogni attore, anche l'ultima comparsa, viene seguito con la dovuta attenzione dalla camera e gli o le viene chiesto esattamente quanto dichiarato sopra.
Casco d'oro è anche un film di sguardi. D'amore, di disprezzo, di superiorità di classe, di subdolo tradimento perfettamente distribuiti nel corso del film. Per quanto riguarda il sentimento amoroso il fuori set si trovò ad incidere sulla lavorazione. In quel periodo Simone Signoret era totalmente presa da una relazione con Yves Montand che si tradusse in un matrimonio alla fine delle riprese.
Serge Reggiani ricorda che la collega, assolutamente professionale sul set, se lo lasciava totalmente alle spalle dopo l'ultimo ciak della settimana. "Dovevamo ballare il valzer nelle prima e nell'ultima sequenza ma Simone non sapeva ballare il valzer. Anziché imparare i passi, cosa che sarebbe stata relativamente facile, si precipitava a trovare Montand e tornava da noi altrettanto maldestra di quando era partita. Alla fine, durante le riprese, ho dovuto letteralmente portarla di peso, col vestito lungo che le nascondeva i piedi". Anche questo è cinema.
Recensione da:
Giancarlo Zappoli