Cirano

Teatro

Commedia

Il “Cirano” di Santeramo, un piccolo capolavoro Nicola Viesti, Corriere del mezzogiorno, 18 luglio 2007

diMichele Santeramo

condi e con Michele Santeramo/ Giorgio Vendola Scritto da Michele Santeramo Musiche di Giorgio Vendola cura del progetto Antonella Papeo coproduzione comune di andria in collaborazione con il Festival Castel dei Mondi di Andria sostegno alla

durata: 60 Min. produzione: Teatro Minimo (2007)

Link al sito: http://teatrominimo.splinder.com/post/15831971/Cirano+di+SanteramoVendola

Cirano è innamorato di sua cugina Rossana. Ma lei è innamorata di un bel giovane, Cristiano, che la ricambia. Cirano è brutto e lo sa, perché ha un naso troppo lungo, sul quale gli uccelli potrebbero farci il nido. Fa schifo Cirano a guardarlo, oggi si rifarebbe il naso. Cristiano è bello ma non sa parlare. Rossana non ci ha mai parlato. Rossana ama sentir ben parlare. Cirano sa parlare, gran rimatore, e gran spadaccino. Cirano e Cristiano mettono insieme un corpo bello e un’anima bella, e fanno un’altra persona. E Rossana, Rossana come si innamora di questa persona che non esiste, e che è la somma di questi due. Ma poi c’è da andare a fare la guerra. E la guerra uccide, peggio del tabacco. Cristiano muore e Rossana se ne va in convento. Cirano per 14 anni, ogni settimana va a trovarla, e non le rivela mai l’amore che da sempre ha per lei. Ma una sera, qualche minuto prima che Cirano muoia assassinato, lei capisce che le lettere che ha amato non erano di Cristiano, ma di questo suo cugino nasone, questo che oggi si sarebbe rifatto il naso. E glielo chiede: eravate voi, Cirano, ad amarmi così tanto? Vostre le lettere che m’hanno innamorata? Eravate voi ad amarmi? No, mio caro amore, io non vi ho mai amata. . In scena poche luci, musiche, Cirano, e tutta la leggerezza di questa storia. Le musiche non sono mai trattate in maniera da rappresentare sfondi o accompagnamento, ma hanno la pretesa di partecipare al racconto dell’opera. Il gioco del racconto in musica è continuamente costruito su domande e risposte, con delle parti pre-registrate che, richiamate nel live attraverso l’uso di una loop, contribuiscono a dare continuamente ritmo al racconto. Il punto di vista di Cirano diventa fondamentale per il racconto. Spesso, come anche detto nella prima parte di questa scheda, si è portati a riconoscere in Cirano e Cristiano due parti di una stessa persona; il tentativo di questo racconto è di dimostrare che questa necessità di accorpare i due personaggi, in realtà, è una falsa necessità; Cirano è personaggio, lo è in sé; Cirano non è una maschera, è sentimento e desiderio; Cirano non lo sa com’è un bacio, e quando deve descriverlo a Rossana, nella scena al balcone, quando deve descriverlo annuncia a se stesso di non saperne niente, e quindi è costretto a farne poesia, immagine, perché non saprebbe descriverne la sensazione, perché quella impreparazione è la condizione che lo rende nuovamente uomo, che lo distanzia dalla condizione di eroe. Quella di Cirano è una storia viva, perché ancora oggi chiede di scegliere da che parte stare; per questo non somiglia ad altre storie, nelle quali vinti e vincitori sono scritti in partenza, e quel che si può fare è rimanere ad ascoltare, ed essere d’accordo tutti, che quelli erano i cattivi, e che noi siamo i buoni. 

Che devo fare? 
Cercarmi un protettore, eleggermi un signore, e come l’edera arrampicarmi, 
invece di salire per forza? 
No, grazie! 
Che devo fare? 
Misurare le altrui scale? 
Far continui prodigi di agilità dorsale? 
Grazie, no! 
Grazie no! 
Ma cantare, sognar sereno e libero, indipendente, 
aver l’occhio sicuro e la voce possente, 
mettermi quando piaccia, il cappello di traverso, 
per un si, 
per un no, 
battermi o fare un verso! 
Poi, se viene il trionfo, 
per fortuna o per arte, 
non dover darne a Cesare la più piccola parte; 
e disdegnando d’essere l’edera appassita, 
pur non la quercia essendo, o il gran tiglio forzuto, 
salire anche non alto, ma salire senza aiuto, 
salire anche non alto, ma salire senza aiuto. 

E poi la guerra. La guerra che rende attuali, purtroppo, tutti i racconti, perché “la guerra non è finita, non è finito niente”. La guerra che uccide Cristiano, rinchiude Rossana in convento, e costringe Cirano a dire: no, mio caro amore, io non vi ho mai amata. Noi crediamo, sarà che siamo diventati grandi e ci accorgiamo meglio di alcune cose, che questi tempi non saranno ricordati per altro se non per le decine di guerre, le migliaia di morti quotidiane, la fame, la violenza del potere. Noi crediamo, sarà che siamo diventati grandi e certe cose proprio non le capiamo, che questi tempi saranno ricordati che per l’abitudine alla codardia, perché “la virtù deve chiedere perdono al vizio”. Noi crediamo, sarà che siamo diventati grandi e non capiamo più niente, che “questo tempo è scardinato”. Per questo vogliamo raccontare Cirano de Bergerac 

Il “Cirano” di Santeramo, un piccolo capolavoro 
“ … Questo spettacolo è, a tutti gli effetti, un’emozionante e avvincente messa in scena del grande testo […] La particolarità dell’allestimento è la sua struttura da opera da camera grazie alla partitura musicale composta e eseguita dal vivo da Giorgio Vendola. Non un semplice accompagnamento al testo, ma un fondamentale contraltare drammaturgico che concorre ad un’unica tessitura spettacolare costituita dal dialogo costante tra voce e contrabbasso . Belle inoltre risultano le invenzioni di Santeramo che si amalgamano all’originale, a cominciare dalla creazione di una specie di grillo parlante, il pennacchio del cappello di Cirano, che in un dialetto misto al francese, scava implacabilmente nell’animo dell’eroe sino ad avere l’ultima, crudele parola.” Nicola Viesti, Corriere del mezzogiorno, 18 luglio 2007 

Tra dolore e autoironia un Cirano al massimo con il “minimo” 
“ … una creazione breve che pure sa rispettare meravigliosamente le pause dell’emozione tra autoironia e dolore , rinuncia e commovente tenacia. Mutano accenti e punti di vista, tra ritmi scanditi in forma quasi comica e struggente tenerezza. […] Bello il lavoro sul testo , la realizzazione di insieme con la musica . Domande che restano sospese, mescolanze di lingue, passaggi di sola musica che tengono viva la tensione.” 
Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma, 13 gennaio 2008 

Tutto il resto è musica
 
“… La riscrittura di Santeramo è infarcita di rime e assonanze, incastonate in una prosodia cadenzata dalla bellissima partitura musicale scritta e interpretata dal contrabbassista Giorgio Vendola. Non a caso il recitato tende talora ad assumere un certo andamento ritmico – e il significante ad imporsi sul significato – come in un rep scandito dagli accenti del basso: pregevole il gioco di domande e risposte che si instaura tra l’attore e lo strumentista. un lavoro, quello di Santeramo, che conferma la maturità dello scrittore…” 
Simone Soriani, Hystrio,XX 4 ott-dic 2007 

Cirano, attenzione al grillo parlante
 
“…Rostand insomma viene acchiappato in cielo e risucchiato in terra. Il tutto con rispetto, senza violentare il testo, con una lettura in apparenza svagata e un po’ sarcastica, soprattutto là dove l’accompagnamento al contrabbasso di Giorgio Vendola) sue le musiche) consente irriverenti cantati . Un a messinscena acuta…” 
Italo Interesse, Quotidiano di Bari, 20 luglio 2007