CIRANO LONELY HEARTS CLUB BAND
Teatro
<b>ANTEPRIMA NAZIONALE</b> Testo, interpretazione e colonna sonora SALVATORE MARCI
diENZA DEPALMA e SALVATORE MARCI
contesto, interpretazione e colonna sonora SALVATORE MARCI scene MICHELANGELO CAMPANALE luci e suoni CARLO QUARTARARO costumi e trucco MICHELE NAPOLETANO
produzione: GRAMMELOT (2007)
Cirano de Bergerac che in vita fu tutto e non fu niente ripassa la sua scrittura scenica dimenticando la memoria e da commediante di razza abbisogna anche questa sera della menzogna per essere vero. Qui è solo, e ti pareva, forse sta morendo, ma con una gran voglia di risorgere. Vuoi mettere…risorgere! E poi c’è Cristiano. No, non c’è. Ma c’è o non c’è? Come può Cirano vivere senza doppio. E come può il suo doppio morire senza Cirano. Sulla bocca di Rossana Cristiano ha donato gocce della sua saliva, Cirano solo parole. Come continuare a sostenere questa voce umana nel pieno della più sublime esaltazione e nel momento del degrado più profondo, e in entrambi i casi riservarsi un angolo di irrinunciabile dignità? Toccando o ballando? Inveendo contro gli altri per giustificare la propria solitudine o abbandonarsi al sogno di lingue intrecciate che non sta bene però mica male? Ti luna che te me paret ‘na furmagia help me! La nostra ricerca su Cirano arriva alla terza tappa. I precedenti studi, entrambi in carcere con attori “ristretti”, al carcere minorile “Fornelli” di Bari e alla “Casa Penale Femminile” di Trani, ci hanno offerto le motivazioni giuste per ritornare ad esplorare la forma del monologo con all’origine comunque il respiro di tante persone. Il respiro di uomini e donne in rivolta, nel bene e nel male…come Cirano la cui rivolta è quella che molte persone vorrebbero avere, e che non hanno il coraggio di farla diventare azione. Un vero e proprio spreco di energia, un perdente di successo, un personaggio che non ha paura ad affrontare i ricchi, i potenti, gli egoisti, i mentitori e la stupidità ma che scopre paure più individuali, più sue quali la paura della donna e soprattutto quella di sé stesso…Cirano si inserisce in un sistema di valori incontaminati. Un sistema che entra in dissociazione con il mondo conformista degli altri, un inferno con cui deve inevitabilmente fare i conti, nel bene e nel male… Il nostro Cirano, contemporaneo perché la persona che lo accompagna in scena è contemporanea, esce, ma non troppo, quasi sull’uscio, dalla figura ottocentesca di Rostand e riaccostandosi alla sua natura seicentesca diventa fatalmente moderno. Il seicento diventa in teatro un secolo che riesce a prescindere dalla storia e che grazie al gioco incessante di metafore, iperboli, antitesi, sottigliezze delicate e esagerazioni comiche suggerisce continuamente una modernità, e da classico si fa cosmico! Il nostro Cirano, come il Ziggy Sturdust di David Bowie arriva sulla terra dopo i suoi viaggi inter-lunari per impossessarsi del corpo dell’attore-persona Salvatore Marci portandolo a vivere l’attrito continuo tra antico e contemporaneo, che poi sono la stessa cosa, nel bene e nel male…Cirano all’interno della propria solitudine o-scenica inventa, disfa e si disfa, si perde e perde, inciampa incessantemente nella sensazione a dispetto del narrativo confrontandosi con il suo doppio-Cristiano, cercando di confondersi a lui ma ormai non riuscendoci più…Cristiano è morto ed è faticoso mantenere un doppio che non c’è più, soprattutto quando si è vecchi e moribondi. Diventa tutto incompatibile, la musica continuamente negata, l’incontro con la platea-morte, con le luci, ma quali luci, sono dei proiettori quelli… Anche la figura del telefono, sostituito drammaturgicamente alle famose lettere, è stato per noi un suggerimento arrivato da lontano, una possibilità di comunicabilità filtrata da onde elettromagnetiche, un servizio necessario a coprirci l’anima per non rischiare di uscire di casa, una tv auricolare con immagini dettate dai timpani ma che sbavano e sgocciolano dai lobi… Enza Depalma e Salvatore Marci Dopo esperienze nell’ambito del teatro di sperimentazione, di strada e per l’infanzia, fondano nel 1999 l’associazione teatrale Grammelot e realizzano Riccardo ama Riccardo, seguito dallo spettacolo per ragazzi Sancio e Chiscio(2000) e Malombre…quasi Amleto(2001) primo studio intorno all’Amleto di Shakespeare. Il 2002 è l’anno di Elektra, lavoro di ricerca su Sofocle e Sarah Kane. Nel 2003, in collaborazione con Philip Farah, realizzano Amletaccio, spettacolo-studio a tecnica mista (teatro di figura e d’attore). Nello stesso anno, in collaborazione con la Casa dei Doganieri-Centro Diaghilev, realizzano Favola di Amore e Psiche, spettacolo per l’infanzia. Nel 2005 Il loro studio teatrale dal titolo Per grazia non ricevuta giunge finalista al concorso Satelliti promosso dalla compagnia Sosta Palmizi. Nello stesso anno Salvatore Marci firma la regia dello spettacolo Compleanno e realizza insieme al musicista Giuliano DiCesare TA KAI TA-sconcerto breve in memoria di Pier Paolo Pasolini. Come attori hanno collaborato con il Teatro Kismet, Casa dei doganieri, Maccabeteatro, Teatro Crest, Reggimento Carri e con i registi: Simona Gonella, Enzo Toma, Lello Tedeschi, Roberto Corradino e Michelangelo Campanale. Svolgono entrambi un’intensa attività pedagogica tenendo laboratori teatrali presso associazioni, cooperative sociali, comuni, scuole ed istituti superiori. Dal 2002 conducono il laboratorio teatrale per i detenuti del carcere di massima sicurezza di Trani che si concretizza con lo spettacolo finale dal titolo Amleto, prego…o quello che ne rimane. Dal 2004 si trasferiscono al reparto femminile dove tuttora continuano ad operare e a produrre spettacoli. Nel 2006 Salvatore Marci viene invitato dal Teatro Kismet Opera a realizzare un laboratorio sperimentale con un solo giovane detenuto all’Istituto penale per i minorenni “N. Fornelli” di Bari. Il laboratorio si è concluso con lo studio finale dal titolo A sfumare…, una possibilità di ricerca teatrale intorno alla figura di Cirano de Bergerac. Una ricerca segnata da una seconda tappa nel carcere femminile di Trani con un altro laboratorio e con l’inevitabile studio finale dal titolo Perché mi guardi il naso?