I baci mai dati
Film
Drammatico
Una freschezza narrativa e visiva che offre il respiro di una 'speranza'
diRoberta Torre
conBeppe Fiorello, Donatella Finocchiaro, Piera Degli Esposti, Carla Marchese, Pino Micol
durata: 80 min produzione: ITA (2010)
Link al sito: http://www.videa-cde.it/ibacimaidati/
state. Catania. Librino, quartiere satellite. Manuela ha tredici anni, una sorella maggiore che si sta infilando in giri pericolosi, una madre che non sa bene che fare della propria vita e un padre che c'è e non c'è. È un'esistenza come tante la sua fino a che un giorno la statua della Madonna che è stata eretta nello spiazzo antistante la sua abitazione diventa qualcosa di più di un monumento. Le parla o, almeno, così sembra. Da quel momento la vita di Manuela e di chi la circonda si trasforma radicalmente. La voce si diffonde e la sua abitazione diviene meta di persone che chiedono di ricevere una grazia. Diviene anche occasione di arricchimento per sua madre e di stress per lei. Finché un giorno… Roberta Torre è tornata. Non possiamo che constatare con piacere che, dopo il passo falso di Mare Nero, la regista milanese (ma siciliana adottiva) ha ritrovato la freschezza narrativa e visiva del suo cinema migliore. La visionarietà del suo fare cinema diede origine a una piccola rivoluzione estetica con Tano da morire. Si poteva parlare di mafia con un musical in cui il grottesco si sposava con il surreale. Che cosa di meglio di un miracolo, si potrebbe pensare, per intervenire con le scelte stilistiche di cui sopra? Ma la regista, per sua e nostra fortuna, non ama ripercorrere territori già esplorati o, meglio, integra il suo passato cinematografico con un nuovo modo di narrare. C'è ancora un negozio di parrucchiera (antro della fattucchiera Degli Esposti) in cui Manuela vorrebbe apprendere un lavoro se non le venisse impedito. Ci sono sogni in cui donne con capelli di zucchero filato si lasciano pettinare. Ma c'è, soprattutto, un'umanità alla disperata ricerca di qualcuno che sia disposto ad ascoltare le sue lacerazioni, i suoi bisogni, talvolta le sue pretese che sfiorano l'assurdo involontario (“Vorrei che la Madonna facesse trovare un lavoro al mio fidanzato in un supermercato. Nel turno dalle 3 alle 8 del pomeriggio, che è il migliore). È un'umanità disposta a credere a chiunque sembri credere in lei. Così Manuela (che a sua volta vorrebbe essere compresa e ascoltata ricevendo quei baci che non ha mai avuto e che di conseguenza non ha dato) è costretta a trasformarsi in una sorta di fabbrica della speranza. Ma di vera speranza si tratta? Roberta Torre non ci vuole dare una risposta. Ci vuole offrire invece il respiro di una possibilità. Un respiro misterioso, come quello iniziale che percepiamo distintamente sotto il telo che ricopre la statua della Madonna. Giancarlo Zappoli
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