Il bene mio
Film
Drammatico
Una fiaba ricca di soffitte e di segreti, una medicina preziosa che sottolinea il valore del recupero e della memoria.
diPippo Mezzapesa
conSergio Rubini, Sonya Mellah, Dino Abbrescia, Francesco De Vito, Michele Sinisi, Caterina Valente, Teresa Saponangelo
durata: 94 min. produzione: ITA (2018)
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Recensione di Paola Casella
Elia è l'ultimo abitante di Provvidenza, un paese fantasma nella campagna pugliese i cui abitanti, dopo un devastante terremoto, si sono trasferiti al paese nuovo. Ma Elia non molla: "Questa è casa mia", ripete ostinatamente, e si strugge nel ricordo della moglie Maria, la maestrina di Provvidenza deceduta a causa del terremoto. I suoi unici contatti umani sono con il migliore amico Gesualdo, che gestisce un'agenzia di viaggi, e con Rita, ex collega di Maria, che porta ad Elia viveri e notizie. Il sindaco di Provvidenza Nuova, che è anche suo cognato, è il più deciso ad allontanare Elia dal paese vecchio, al punto da richiedere l'intervento della forza pubblica e far edificare un muro intorno all'abitato, con tanto di filo spinato. Ma proprio quando Elia sta per essere circondato, all'interno di Provvidenza Vecchia comincia ad avvertire una presenza: sarà il fantasma di Maria, venuto a riprendersi il suo cocciuto marito?
Il bene mio è il secondo lungometraggio di finzione di Pippo Mezzapesa dopo Il paese delle spose infelici e prosegue nello scavare dentro le sue radici pugliesi per dissotterrare una memoria condivisa.
La struttura del racconto, nonostante il realismo apparente, è quella della fiaba: una fiaba ricca di soffitte nascoste, presenze misteriose e segreti da scoprire. Se Pinuccio Lovero, protagonista dei due mockumentary girati da Mezzapesa (e presente ne Il bene mio con un cammeo), voleva fare il becchino in un luogo dove non moriva più nessuno, Elia si autoelegge custode della memoria di una comunità dove i morti sono stati fin troppi: perché "ricordare bisogna", e si deve ricostruire ciò che è crollato, invece di inventarsi un paese nuovo e senza storia.
Nell'Italia dei terremoti, Il bene mio è medicina preziosa per chi ha dovuto lasciare i propri luoghi e rifugiarsi "in terra sconsacrata", perché sottolinea il valore del recupero invece che della rottamazione, e mostra bene come l'identità delle persone abbia molto a che fare con il posto fisico in cui sono nate e cresciute, anche se è un paesino in cui "non succede mai niente". Elia sa qual è la cosa giusta da fare, anche se la sua ragione d'essere risulterà completamente chiara solo alla fine della storia.
Il bene mio è soprattutto una prova d'attore per Sergio Rubini, che presta la sua fisicità pinocchiesca al personaggio di Elia rendendolo tragicomico e straziante. La sua interpretazione è animata da un'indignazione reale a stento trattenuta, la sua magrezza e i suoi movimenti nervosi corrispondono ad un personaggio consumato dalla nostalgia e dal ricordo.
Accanto a lui i sempre affidabili Dino Abbrescia e Teresa Saponangelo nei ruoli di Gesualdo e Rita, entrambi àncore concrete alla vita e incarnazioni della necessità di andare avanti, altrettanto importante (se interpretata con saggezza) del rimanere fedeli ai ricordi.
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