Locandina Film Il colore nascosto delle cose

Il colore nascosto delle cose

Film

Drammatico

Con pochi tocchi essenziali e una spiccata sensibilità, Soldini traspone su grande schermo la complessità di una diversa condizione esistenziale.

diSilvio Soldini

conValeria Golino, Adriano Giannini, Laura Adriani, Valentina Carnelutti, Giuseppe Cederna, Roberto De Francesco, Anna Ferzetti

durata: 115 min. produzione: ITA (2017)

di Rosanna Donato Voto: 7.5
 
 
 

 

Protagonisti de “Il colore nascosto delle cose”, film drammatico diretto da Silvio Soldini, sono Valeria Golino e Adriano Giannini, i quali interpretano rispettivamente Emma - una donna rimasta cieca all’età di sedici anni - e Teo, un pubblicitario dal fascino irresistibile. Guidata dal bastone bianco, Emma incontra lo sfuggente Teo, un uomo concentrato soprattutto sulla carriera di "creativo" per un'agenzia pubblicitaria dalla quale non stacca mai. Lui, un dongiovanni, avvicina l'osteopata - questo il lavoro di Emma - per gioco e per scommessa. Quando una ventata di leggerezza li sorprende, ecco che tutto inizia a sgretolarsi piano piano. Ognuno torna alla propria vita, anche se niente sarà più come prima.
Il regista di “Cosa voglio di più (2010)” non sorprende in tutto e per tutto. La regia de “Il colore nascosto delle cose” è semplice, nonostante alcune scene - grazie ad inquadrature volte a sottolinearne i dettagli più drammatici - siano di forte impatto emotivo. Questo accade quando ci si rende conto che anche l’essere più forte in realtà nasconde le sue debolezze. Eppure, in Emma vediamo il simbolo della forza: una donna che non solo ha superato, o meglio ammortizzato, le sue paure ma ha il coraggio di andare avanti, di innamorarsi di nuovo, di affrontare la sua condizione da sola (o quasi), anche dando consigli di vita a chi, come lei, non ha più il dono della vista. E così, un po’ per se stessa e un po’ per amor degli altri, è disposta a rivivere dolori inimmaginabili. Il problema della pellicola sta nell’inserimento di numerosi cliché e di situazioni prevedibili. Sai già quello che accadrà di lì a poco sin dall’inizio. Non ci sono colpi di scena, ma solo qualche momento più intenso, che però rende bene lo stato d’animo dei personaggi. Merito di inquadrature curate, che lasciano largo spazio all’espressività degli attori, ma anche al lato emotivo del racconto. Un lato che lascia l’amaro in bocca nel momento in cui vediamo Valeria Golino narrare la sua storia, spogliata della sua armatura. Nel film anche molta delicatezza nel trattare il tema centrale che riguarda la condizione di disabilità, ovvero il fatto che la gente ti giudichi diversa per l’aspetto e non vada al di là delle apparenze. Questo concetto viene messo in chiaro più volte ne “Il colore nascosto delle cose” ed è una delle poche qualità della pellicola di Silvio Soldini.
Per quanto riguarda la sceneggiatura, si cade spesso nella banalità. D’altronde, essendo un film ricco di cose già viste e riviste non potevamo aspettarci altro. Nonostante ciò, si assiste ad alcuni - peccato siano così rari - dialoghi accattivanti, poetici, che colpiscono lo spettatore in positivo, facendolo talvolta commuovere. Merito dell’interpretazione di Valeria Golino, Adriano Giannini e Laura Adriani in primis? In realtà, l’unica che vale la pena menzionare è la Golino, talvolta esagerata nel dare drammaticità al suo personaggio, ma il più del tempo perfettamente in parte. Anche Giannini non ha deluso, ma - ricoprendo un ruolo di minore spessore (non è un personaggio secondario, ma di certo non è al pari dell’attrice, la quale diventa la vera protagonista del film) - è risultato meno incisivo rispetto all’interpretazione della Golino. Quest’ultima piange, ride, sorride, si intristisce, ma continua a vivere la sua vita nel migliore dei modi, senza lasciarsi sopraffare dal dolore, se non in rarissimi ma comprensibili casi. Un storia priva di originalità, che presenta tradimenti, bugie, segreti, rivelazioni, ma nel suo piccolo permette allo spettatore di entrare in empatia con Emma, di soffrire e gioire con lei che di buono dalla vita ha avuto ben poco. Non è un capolavoro, non ha una colonna sonora particolarmente sorprendente (anche se segue il ritmo narrativo lento ed è adatta alla drammaticità della storia narrata), ma non è certo da buttare in quanto mostra il lato più nascosto di qualsiasi disabilità.

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