Il Mistero del Falco
(The Maltese Falcon)
Film
Drammatico
diJohn Huston
conJohn Huston
durata: 100 min. produzione: USA (1941)
Il film era tratto dal romanzo Il falcone maltese di Dashiell Hammett, grande giallista che aveva indicato una nuova via al genere. Speede è chiamato a indagare su di una statuetta a forma di falcone, che si porta dietro una maledizione secolare. Tutti la vorrebbero: un avventuriero maldestro (Lorre), un grassone pieno di soldi (Greenstreet), una donna che racconta malissimo le bugie (Astor).Il detective indaga alla sua maniera. È cinico, pochissimo eroico, non tratta le donne con il dovuto rispetto. Solo alla resa dei conti si dimostra onesto e persino un po' romantico. Un personaggio del tutto simile a un altro grande detective: il Philiph Marlowe inventato da Raymond Chandler, scrittore per molti versi omologo di Hammett.Personaggi tanto simili, i due detective, da essere entrambi resi immortali dallo stesso Bogart.
Straordinario era il gruppo di caratteristi della Warner, che si sarebbero ritrovati insieme in altri memorabili film. E intensa era la dark Lady Mary Astor, l'assassina col volto angelico, creatrice di un precedente che sarebbe tornato e ritornato. Una delle grandi sequenze del cinema "nero" è Bogart che alla fine del film esamina il falcone, per il quale tanti sono morti, banale e niente affatto prezioso, costruito "col materiale di cui son fatti i sogni...".
Tratto da un libro di Hammett salutato da subito come un classico della letteratura poliziesca, già portato sullo schermo due volte con risultati non esaltanti (Il falcone maltese di Roy Del Ruth, 1931, e Satan Met a Lady di William Dieterle, 1936), diventerà col tempo il modello cardinale di ogni noir, di cui inaugura la fortunata stagione. Dopo aver lavorato a lungo come sceneggiatore, il regista, al suo esordio, fissa un metodo ed una formula del poliziesco, più fortunati del suo stile: la caratterizzazione di personaggi principali e secondari (della cui costellazione il film è ricchissimo) diventa più importante della coerenza del plot, la capacità di sostenere ininterrottamente un' atmosfera è più decisiva della attenzione all'evoluzione dell'indagine. Il successo e la novità del film sono dovute anche e soprattutto alla scelta di Bogart (allora in un momento non facile della sua carriera) che sostituì George Raft. La sua interpretazione del detective, più brillante e dinamica che nei suoi successori, si proietta da subito nel mito: impermeabile e sigaretta, atletismo e battute fulminanti, astuzia insondabile e romanticismo guardingo diventeranno i tratti distintivi di una vera e propria icona del genere. Tutto ripreso in interni, fotografato da Arthur Edeson con gusto espressionista, il film mette a punto una dimensione inconfondibile definita ''una logica mortale temperata dallo humour'' (Carlos Clarens), in un mondo di misantropi assetati di sesso, denaro, potere.