IUPITER
(Un film teatrale su missili e bombe atomiche)
Film-Teatro
MUSICA-TEATRO-VIDEO
La situazione è grave ma non è seria. (E. Flaiano)
diMichele Santeramo
conmusiche di Giorgio Vendola e Marcello Zinni con Michele Santeramo, Giorgio Vendola e Marcello Zinni riprese e montaggio Giuliano De Carlo cura del progetto Antonella Papeo si ringraziano Piero Castoro, Vittorio Continelli, Michele Sinisi in
produzione: ITA (2007)
Questa è una storia comica, perché parla di bombe nucleari. Che, in realtà, non sono molto comiche. Ma se si pensa che all’inizio degli anni ’60 le bombe atomiche stavano sulla Murgia, in mezzo ai pastori e alle pecore, allora c’è da scompisciarsi dalle risate. C’erano 30 missili alti 27,5 metri, ciascuno con dentro una bomba atomica di potenza cento volte superiore alla bomba lanciata su Hiroshima. Questa è la storia di un tecnico che viene chiamato a fare una riparazione sulla fiancata di un missile. Arriva a 15 metri di altezza e, vuoi il vento vuoi l’emozione, perde l’equilibrio e cade. I rapporti degli americani, installatori dei missili con il consenso della politica italiana, dicono che il povero cristo cadendo da 15 metri si “è procurato qualche escoriazione”. I rapporti. Perché in America quei rapporti adesso sono consultabili da tutti. Quello è un paese nel quale i segreti di stato, dopo un po’, smettono di essere segreti. Per noi, quel tecnico torna a casa e non dice più nemmeno una parola, e ci mette una notte intera per morire, senza parlare, affascinato dalla bellezza di quel missile che per poco tempo ha avuto davanti. Di questa storia fanno parte la crisi di Cuba, il presidente americano e quello russo, gli aerei che erano già partiti per dare avvio ad un attacco atomico, la Murgia, le pecore… Questa è una storia comica. Lo spettacolo è pensato come la sonorizzazione dal vivo di un film. La narrazione e la musica vengono da una specie di sala di doppiaggio che si trova sotto un grande telo sul quale vengono proiettate immagini e personaggi che riguardano le bombe. Gli esperimenti svolti dagli americani negli anni 50, qualche esplosione, le facce di improbabili testimoni, l’uomo che muore, sua moglie, le pecore, su tutto questo abbiamo cercato di innestare la nostra narrazione, ancora una volta interessati a come si possa portare in teatro una maniera di narrare che, per la vicinanza e la relazione con la musica, o per la relazione con quella e delle immagini, scardini il linguaggio classico della narrazione e costruisca in scena, appunto, relazioni. Pare che il teatro sia vivo solo quando mette in scena le conseguenze dei fatti. Se è così, noi raccontiamo una storia accaduta negli anni 60, e chiudiamo con una piccola denuncia, piccola piccola: pare che le bombe nucleari stiano nuovamente sulla murgia. E noi possiamo raccontare, con un paradosso, le conseguenze di questa attuale situazione, semplicemente raccontando quel che è accaduto quasi 50 anni fa. E’ una storia comica, accaduta sulla Murgia. A proposito: la Murgia è in Italia.