Locandina Film L'altro volto della speranza

L'altro volto della speranza

(Toivon tuolla puolen)

Film

Commedia

Kaurismaki impartisce importanti lezioni senza dimenticare di far sorridere, come solo i grandi del cinema hanno saputo fare.

diAki Kaurismäki

conSherwan Haji, Sakari Kuosmanen, Ilkka Koivula, Janne Hyytiäinen, Nuppu Koivu, Kaija Pakarinen, Niroz Haji, Simon Hussein Al- Bazoon

durata: 98 min. produzione: FIN (2017)

Un commesso viaggiatore finlandese incontra un rifugiato siriano. Si aiuteranno a vicenda, nonostante
il razzismo più becero della popolazione.
Giancarlo Zappoli - www.mymovies.it
Khaled è un rifugiato siriano che ha raggiunto Helsinki dove ha presentato una domanda di asilo che
non ha molte prospettive di ottenimento. Wilkström è un commesso viaggiatore che vende cravatte e
camicie da uomo il quale decide di lasciare la moglie e, vincendo al gioco, rileva un ristorante in
periferia. I due si incontreranno e Khaled riceverà aiuto da Wilkström ricambiando il favore. Nella
società che li circonda non mancano però i rappresentanti del razzismo più becero.
L'insoddisfazione esistenziale sembra essere ormai connaturata con la vita dell'uomo occidentale. Non
è un caso che il film ci mostri all'inizio Wilkström che se ne va da casa lasciando sul tavolo la fede
nuziale.
Kaurismaki ha già però provveduto a metterci sull'avviso: ci sono ben altre tensioni che attraversano il
mondo e il volto di Khaled, nero del carbone in cui si è nascosto, ce lo testimonia. Il Maestro finlandese
continua a visitare il suo mondo di emarginati ed autoemarginati dalla vita ai quali non è concesso di
mostrarsi troppo malinconici (anche se lo sono) e che a buon diritto possono provare gli stessi
sentimenti dello Shylock shakespeariano.
A partire da ''Miracolo a Le Havre'' in questo universo si è però inserito, con la forza dirompente di un
estremo bisogno di solidarietà, il tema dell'immigrazione. Kaurismaki non crede in una religione ed
esonera da questo compito anche il suo protagonista siriano, liberandolo così da quel marchio che
l'ISIS gli ha imposto e che l'Occidente più retrivo è stato ben lieto di potergli indiscriminatamente
applicare. Crede però nell'umanità e i suoi personaggi, a differenza di sacerdoti e leviti, sono buoni
samaritani in cui l'egoismo cerca magari di farsi strada ma senza troppe possibilità di successo.
Ciò che fanno, come reagiscono, quello che dicono sembra a tratti surreale contrapponendosi quasi
alla concretezza del dolore e della morte che accompagna nell'intimo chi ha abbandonato la propria
terra per cercare scampo da una sorte univoca. Ma al contempo ci ricorda che se anche solo una
minima parte di quel sentire surreale si impadronisse della società tutti potremmo vivere un po' meglio.
Mettendo magari in condizione di non nuocere non chi chiede giustamente una gestione seria del
problema ma chi ne approfitta per seminare una paura che si traduce in odio. Questa è la lezione più
importante che Kaurismaki continua ad impartirci. Non dimenticando di farci anche sorridere come solo
i grandi del cinema hanno saputo fare.
Recensione di Giancarlo Zappoli

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