Locandina Film LA DONNA DEL FIUME - SUZHOU RIVER

LA DONNA DEL FIUME - SUZHOU RIVER

(Su Zhou he)

Film

Drammatico

MÉLO D'AUTORE SUGGESTIVO, TRA WONG KAR-WAI E HITCHCOCK, GUIDATO DALLA STELLA DI UNA GIOVANISSIMA ZHOU XUN.

di Lou Ye

concon Xun Zhou, Hongsheng Jia, Zhongkai Hua, Anlian Yao, Nai An.

durata: 83 Min. produzione: CINA (2000)

Link al sito: https://www.mymovies.it/film/2000/suzhou-river/

Attraverso il fiume Suzhou, "sporco di secoli di rifiuti industriali e spazzatura", si mescolano racconti e leggende, storie di criminalità e di romanticismo, di donne dal medesimo volto e dai destini similari. Un fotografo e cameraman è innamorato di Meimei, ballerina di night club, mentre un corriere di nome Mardar cerca incessantemente il suo amore perduto, Moudan. Quando Mardar incontra Meimei è convinto che si tratti della sua Moudan.

Nell'anno dell'uscita di In the Mood For Love e del trionfo del mélo griffato Wong Kar-wai su scala mondiale, ai festival di Rotterdam e Parigi fa strage di consensi anche La donna del fiume - Suzhou River di Lou Ye, esponente della cosiddetta "sesta generazione" di registi cinesi, concentrata sull'indagine del disagio urbano della Nuova Cina.

Il riferimento non è pretestuoso, visto quanto lo stile ancora acerbo ma promettente di Lou debba all'autore hongkonghese, tanto che si potrebbe semplificare La donna del fiume - Suzhou River come il racconto di un doppio hitchockiano stile La donna che visse due volte eseguito ricorrendo allo stile di Hong Kong Express. Ma sarebbe riduttivo, benché sommariamente indicativo sui riferimenti di un ambizioso decamerone incentrato sul fiume Suzhou. La soggettiva è costantemente quella del narratore-cameraman-alter ego, che racconta storie altrui e di se stesso, in un continuo intersecarsi di volti e personaggi, tra ragazze-sirena e rapimenti da noir.

Il racconto del corriere Mardar, che insegue ovunque il suo amore Moudan, diviene l'asse portante per un viaggio tra i fumi dell'alcol, confuso come lo sono i sogni ubriachi, stratificato come è la capacità affabulatoria di chi racconta storie per il solo gusto di raccontare storie. Il volto di lei, sia essa Moudan o Meimei, è sempre quello di Zhou Xun - allora giovane promessa, che diverrà poi stella dello star system cinese - incarnazione della femminilità fragile e volitiva, innocente e sensuale, di una ragazza-sirena inafferrabile.

È soprattutto nella cornice che apre e chiude sulla sfida lanciata da Meimei ("Se ti lasciassi mi cercheresti ovunque come ha fatto Mardar?") e nello stile di riprese e montaggio che è inevitabile riscontrare tracce di Wong Kar-wai. O in topoi strettamente legati al suo cinema: amori impossibili e spleen esistenziali, frammenti di immagini sparsi come memorie difficili da ricostruire in maniera fedele, una voce over che sentenzia sulle pene d'amore e sui paradossi del destino.

Dove Wong affida i suoi racconti alle luci al neon della metropoli, Lou sceglie Suzhou, il fiume che attraversa Shanghai e che della città offre una prospettiva obliqua e inusuale. Un luogo di commercio e traffici illeciti, una transizione fluida tra civiltà e barbarie, realtà e sogno.

 

La macchina da presa diviene così indistinguibile dalla soggettiva del narratore, spesso a bordo di una barca e come tale oscillante, mentre osserva l'umanità che popola le rive del Suzhou. Alcuni spunti - tra cui la rivalità tra il narratore e Mardar, che con ogni probabilità è un'invenzione prodotta dalle pene d'amore del narratore - avrebbero forse meritato un maggiore sviluppo, ma La donna del fiume - Suzhou River vive della sua natura incorporea, sceglie di non approfondire e di sorvolare, di rimanere impalpabile come il sentimento d'amore e la sua inevitabile incompiutezza. Di scorrere, come le acque di un fiume che ha visto troppo per poterlo raccontare.

Recensione da:

Emanuele Sacchi