LEONARDO - IL CAPOLAVORO PERDUTO
(The Lost Leonardo)
Film
Documentario
UN'INDAGINE TRAVOLGENTE SUI MISTERI NASCOSTI DIETRO IL SALVATOR MUNDI, IL DIPINTO PIŁ COSTOSO MAI VENDUTO.
diAndreas Koefoed
durata: 100 Min. produzione: FRA (2021)
Link al sito: https://www.mymovies.it/film/2021/the-lost-leonardo/
Il mondo dell'arte, per chi non lo conosce, non sembra celare delle azioni creative e frodi ben fatte che spesso possono superare ciò che accade dentro a una borsa come Wall Street. Infatti questo ambito, in cui lo studio, la ricerca e la cultura dovrebbero essere gli attori e i filo conduttori principali, ormai è stato invaso da speculazioni che a volte possono essere divertenti, altre volte meno. Leonardo - Il capolavoro perduto di Andreas Koefoed tratta questi diversi aspetti del sistema dell'arte - quello dei grandi musei, dei dealer, dei collezionisti billionaires (miliardi, non milioni), dei critici, dei curatori e delle case d'aste - in maniera travolgente per un pubblico vario, esperto o neofita di questo complesso e affascinante ambiente.
In un periodo dove imperversano le fake news - dai profili falsi di collezionisti italiani su Instagram creati da due artisti in cerca di fama, alla serie Netflix Inventing Anna - certamente un terreno come quello degli Stati Uniti non può che preparare a battaglie mediatiche ed economiche basate sull'ignoranza dei contenuti, sul non approfondimento filologico di un bene e, naturalmente, sul business. Da questo punto di vista l'operazione del Salvator Mundi è interessante e intelligente.
Due "cacciatori di fantasmi", come si definiscono Alexander Paris e Robert Simon, trovano a New Orleans un dipinto che richiama - per periodo storico a cui sembra appartenere, per soggetto e stile - un ritratto realizzato da Leonardo Da Vinci. Lo acquistano e, nel 2008, lo consegnano a una restauratrice fidata, l'appassionata Diane Modestini.
La conservatrice ripulisce il quadro dalle stratificazioni più nuove, dai colori falsati ed esagerati, e sistema dei dettagli "alla maniera di Leonardo", tanto da renderlo piacevole, ingannevole, con quell'atmosfera cinquecentesca che emana la Gioconda. Perché è proprio questo il modello che viene chiamato in gioco e da questo momento il dipinto, dal titolo "Salvator Mundi", viene anche chiamato come la "Monna Lisa maschio". Già qui l'attitudine rivolta al marketing si fa sentire.
Diane è convinta che sia di Leonardo. Lo riconosce da una linea impercettibile tra il labbro superiore del Cristo e il naso. È la prima professionista a dare una tale notizia. E in tanti iniziano a convincersene. Non certo i direttori dei grandi musei, come la National Gallery che, per battere cassa al botteghino, lo mette in mostra come scoperta ancora da valutare; non i cinici e attenti critici come Jerry Saltz, che si diverte a osservare dall'esterno questo salotto privilegiato in cui un Leonardo inizia a passare da mano in mano, da denaro a denaro. E poi c'è l'interessante caso Yves Bouvier - dealer svizzero e possidente, a Ginevra, del più grande porto franco per i beni celati dai ricchi businessmen di tutto il mondo - e l'oligarca collezionista russo Dmitrij Rybolovlev. Perché l'arte, lo sappiamo da circa un ventennio, è il più grande status. Un dipinto non può essere sequestrato - recita un uomo d'affari americano nel documentario - , una casa si, non la puoi nascondere.
Il film si sviluppa in tre capitoli: "the game of art", "the money game" e "the global game". I termini "game" e "money" sono ricorrenti e validi a tutti gli effetti, il regista lo sa. Il caso "Salvator Mundi" non tratta di arte, di Leonardo, o di cultura.
Da Vinci è solo un pretesto per un grande gioco economico. Talmente vasto da mettere in campo tra i più potenti del mondo: vediamo il capo di Stato francese, ultima voce decisionale nell'inserire in mostra l'opera dichiarata di Da Vinci all'interno della grande retrospettiva al cinquecentenario dalla morte del genio toscano al Louvre; seguiamo la storia di un oligarca russo truffato nell'acquisizione di una collezione incredibile venduta da Sotheby's con artisti del calibro di Paul Gauguin, Marc Rothko, Gustav Klimt o Picasso; assistiamo al racconto del deal per l'acquisto a 120 milioni di dollari del "Salvator Mundi" con la partecipazione di un giocatore di poker nella trattativa; seguiamo la CIA alle prese con le ricerche del proprietario che, nel 2017, si aggiudica l'opera per 400 milioni di dollari - 400 milioni e 50 milioni di commissione per la casa d'aste - presso Christie's.
Nella mezz'ora finale entra in scena dunque anche un forte aspetto politico. Perché l'arte e la cultura - basti pensare già all'attitudine di Napoleone nel sequestrare i capolavori dalle grandi città - sono un potente mezzo di scambio e di potere. E quindi il protagonista assoluto della vicenda della "Mona Lisa maschio" diventa Mohammed Bin Salman - MBS come viene chiamato, alla maniera di un rapper americano -, il nuovo pericoloso sovrano dell'Arabia Saudita che ha compreso quanto un dipinto come quello attribuito a Leonardo lo possa rendere ancora più potente agli occhi del mondo.
Il dipinto è suo. Non lo presterà alla mostra al Louvre, attivando uno sgarro economico politico ai francesi, per un'opera che, il direttore del museo parigino ha legittimato attraverso una pubblicazione realizzata ad hoc con tutti i passaggi subiti dal "Salvator", il signor Jean-Luc Martinez.
Del resto, come asserisce Jerry Saltz, "il potere non è mai neutrale" e, per marketing, fama e denari, perché non confermare che un lavoro posticcio ritrovato in una cantina a New Orleans non sia di Leonardo Da Vinci?
Recensione da:
di Rossella Farinotti