Locandina Film LUNANA - IL VILLAGGIO ALLA FINE DEL MONDO

LUNANA - IL VILLAGGIO ALLA FINE DEL MONDO

(Lunana: A Yak in the Classroom)

Film

Commedia

UN VIAGGIO TRA DUE MONDI, TRA IL DESIDERIO DI INSEGNARE E IL BISOGNO INATTESO DI APPRENDERE UN MODO DIVERSO DI VIVERE.

di Pawo Choyning Dorji

concon Sherab Dorji, Ugyen Norbu Lhendup, Kelden Lhamo Gurung, Pem Zam, Sangay Lham

durata: 110 Min. produzione: BUTHAN (2019)

Link al sito: https://www.mymovies.it/film/2019/lunana-a-yak-in-the-classroom/

Ugyen è un giovane insegnante di città che sogna di lasciare il Bhutan per raggiungere l'Australia e lì diventare un cantante. Intanto però, dato il suo scarso rendimento viene inviato per punizione a completare l'incarico a Lunana un paesino con 56 anime che si trova ad 8 giorni di cammino e ad un'altezza di 4.800 metri. Lì manca qualsiasi comfort. La scuola non è altro che una stanza in cui si deve scrivere sul muro perché non esiste una lavagna. I bambini però sono molto affettuosi e partecipi tanto da spingerlo a farsi arrivare del materiale didattico dalla città. Il sogno dell'Australia resisterà a una inattesa e calorosa accoglienza comunitaria?

Lunana - Il villaggio alla fine del mondo è un viaggio tra due mondi all'interno della stessa nazione compiuto da un giovane maestro che parte, di malavoglia, per insegnare e finisce con l'apprendere un possibile e inaspettato modo diverso di vivere.

Se, come una certa propaganda recita, il Bhutan è il Paese più felice del mondo perché i giovani sognano di lasciarlo per raggiungere il consumistico Occidente? Forse perché le sue sirene ammaliatrici cantano con una tonalità molto forte nei centri urbani. È necessario allora fare silenzio per poter apprezzare un canto differente e limpido nella sua profonda purezza. Questo è quello che Pawo Choyning Dorji chiede al suo protagonista a cui inizialmente offre tutte le caratteristiche di un giovane che si potrebbe trovare ovunque.

In Bhutan come in Australia, suo oggetto del desiderio. Ugyen ha imboccato la strada dell'insegnamento ma è convinto di non essere portato per quella professione. Lavorare per il governo, come dice alla nonna, non lo interessa. L'unico suo obiettivo è ottenere il visto per andarsene dal Paese. Costretto a prendere una strada diversa sembra non vedere l'ora di raggiungere la meta (con un lungo e faticoso percorso) per poter al più presto tornare indietro. Nulla sembra interessarlo al di là di quello che può sentire nelle sue cuffie che calza stabilmente quasi fossero un copricapo.

Lunana non è un luogo di finzione. È effettivamente un villaggio sul tetto del mondo situato lungo la catena dell'Himalaya al confine tra Bhutan e Tibet. Tutti gli abitanti sono stati coinvolti nelle riprese di una storia che potrebbe ad ogni sequenza precipitare nella retorica. Perché i bambini sono tutti simpatici e ubbidienti, perché Ugyen viene attratto dalla fanciulla più carina che ogni giorno si colloca su un'altura per offrire il suo canto all'ambiente che la circonda, perché la povertà del luogo è estrema. Il rischio viene però ampiamente superato grazie ad un elemento che si rivela fondamentale: la sincerità.

 

Non c'è nulla di artefatto in questo film che merita la candidatura all'Oscar perché evita il documentarismo etnografico pur calandosi con estrema naturalezza in una comunità e in uno spazio che non lasciano margini a dubbi.

A Lunana si vive davvero così e, nonostante la corrente elettrica quasi sempre in blackout e le stufe che prendono vita grazie allo sterco degli yak, la vita è possibile ed ha una qualità specifica che non si può trovare altrove. Senza facili ammiccamenti ma con uno sguardo che sembra essere depurato da qualsiasi volontà dimostrativa la camera si cala in quello spazio.

Per chi conosce il cinema di Khyenste Norbu sarà facile capire che Pawo è stato suo assistente e ne ha assorbito un modo di fare cinema in cui la naturalezza non è pura improvvisazione ma, al contempo, non si lascia sopraffare dalle esigenze delle riprese. Si osservi la presenza di Pen Zam, la piccola capoclasse che vive una vita non facile come quella del suo ruolo nel film. Basta guardarla negli occhi o vederla correre via con i suoi passettini per comprendere che non recita. Vive con semplicità il suo personaggio e vivendolo ce ne trasmette la purezza e la spontaneità

Recensione da:

Giancarlo Zappoli