Locandina Film Mio fratello è figlio unico

Mio fratello è figlio unico

Film

Drammatico

La crescita di un'anima raccontata attraverso la forza dell'umanità

diDaniele Luchetti

conRiccardo Scamarcio, Elio Germano, Angela Finocchiaro, Massimo Popolizio, Luca Zingaretti

durata: 100 min. produzione: ITA (2007)

Link al sito: http://dl1.games.vip.ukl.yahoo.com/download/it/warner_mfu/index.html

Come nell'omonima canzone di Rino Gaetano, l'attestazione d'amore fraterno è il tramite per parlare di società e politica, in questo caso a partire dal romanzo autobiografico "il fasciocomunista" di Antonio Pennacchi. Daniele Luchetti compone un ritratto originale di neofascista, ne fa un monello problematico ("c'ho 'na crisi de coscienza, che devo fa'?"), da subito "dalla parte degli ultimi", studente dotato, divenuto picchiatore di destra per carenza d'affetto e considerazione. Iscrittosi all'M.S.I., lo sveglio Accio ne scopre le incompatibilità con la propria indole (l'ideologia rozza e acritica, il quotidiano di partito con il gossip sulle famiglie nobili, i dirigenti che non partecipano alle azioni, la gerarchia interna) in efficaci e dirette scenette macchiettistiche. Il giovanissimo Vittorio Emanuele Propizio si fa amare immediatamente, con una faccia da schiaffi e un incontenibile spontaneismo goffo che spinge continuamente al sorriso. Specialmente nella prima parte il film recupera con esatta freschezza il più acuto cinema italiano dei '60 e l'istantanea di una famiglia proletaria (un'abitazione pericolante, padre operaio di fabbrica, madre votante - ma senza sapere di cosa si tratti - di quello che lei stessa ha ribattezzato "il partito delle casette" per via del simbolo, e tra i fratelli manesche dimostrazioni di legame parentale).

Premesso ciò, va bene che il focus è su uno dei due figli maschi, ma il passaggio dell'altro alla clandestinità è di una schematica e lacunosa automaticità, manca di raccordi proprio quando il tono si drammatizza per arrivare ad un culmine tragico. Rimane quindi il rammarico per il fatto che una commedia sociologica non riesca a superare le difficoltà cinematografiche nostrane rispetto a un'analisi sulla lotta armata, allo stesso passo di un paese ancora incapace di fare i conti col suo rimosso, recente passato.

La frase: "L'italiano è così: gli piace da' la mano a chi vince".

Federico Raponi

Recensione da:

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