Paradiso amaro

(The Descendants)

Film

Commedia

Una commedia toccante, abile nello scavare dentro figure che si differenziano pochissimo da noi

diAlexander Payne

conGeorge Clooney, Shailene Woodley, Amara Miller, Nick Krause, Patricia Hastie, Grace A. Cruz, Kim Gennaula, Karen Kuioka Hironaga, Carmen Kaichi, Kaui Hart Hemmings, Beau Bridges, Matt Corboy

durata: 110 min. produzione: U.S.A. (2011)

Link al sito: http://www.foxsearchlight.com/thedescendants/

Fresco vincitore di due Golden Globe (miglior film drammatico e miglior attore protagonista, George Clooney) "Paradiso amaro" si prepara alla corsa agli Oscar tra i favoriti; certi di un sicuro successo i distributori italiani faranno uscire la pellicola il 17 febbraio, fiduciosi del traino che gli Oscar portano sempre con sé. Il film, basato sul un romanzo di Kaui Hart Hemmings, è un dramma familiare che vede George Clooney nei panni, insoliti per l’attore, di un padre di famiglia, grigio e assente, costretto dal coma irreversibile della moglie a ripensare alla sua vita e a ristabilire un rapporto con le due figlie. Clooney è incredibilmente bravo nello smettere i panni del seduttore piacione e indossare quelli di Matt, un uomo apatico, senza ambizioni, senza passioni e indifferente alla famiglia. Anche se molto ricco lavora come avvocato, mantenendo in tutto un basso profilo, non tanto per scelta o vocazione personale, ma per seguire le orme già tracciate dal padre. Pensa che la sua vita sia perfetta, solo perché non vuole vedere quello che succede intorno a lui, è indifferente ai segnali di insofferenza della moglie Elizabeth, donna forte e risoluta, o ai disastri che combinano le due figlie: l’adolescente Alexandra e Scottie di 10 anni. Nel film tutto questo però non viene mostrato esplicitamente, Elizabeth è fin dalla prima scena in coma, intubata in un letto di ospedale, Matt si trova fin da subito immerso nel dramma che sconvolgerà la sua vita e gli farà rivedere tutti i suoi progetti. Fortunatamente non abbiamo flash back che ci mostrano un prima e un dopo, Alexander Payne, che è un maestro nel mostrare la natura umana con tutte le sue debolezze e sfaccettature, non ha bisogno di digressioni, gli bastano i rapporti tra i personaggi, i primi piani insistiti, i dialoghi perfetti, per restituirci tutta l’umanità e la normalità di una famiglia straziata dal dolore, in cui non ci sono né buoni, né cattivi, ognuno con le proprie mancanze e le proprie colpe, dove la tragedia imporrà a tutti di fare un percorso di dolorosa conoscenza di sé e dell’altro. La regia di Payne è sobria, ma che riesce a restituirci momenti di incredibile e profondissima commozione, quando Alexandra, da tempo arrabbiata con la madre, in piscina scopre che la donna non potrà mai più riprendersi dal coma si immerge nell’acqua e urla, è una scena straziante, evocativa e molto simbolica, che da sola basterebbe a giustificare la vittoria ai Golden Globe. Vedremo quanto sapranno apprezzarlo anche i membri dell’Academy. La frase: "I miei amici sono tutti convinti che – dato che abito alle Hawaii – vivo in un paradiso. Come se fossimo sempre tutti in vacanza, a bere Mai Tais ancheggiando sulla spiaggia e a tuffarci fra le onde. Ma sono matti?". a cura di Elisa Giulidori

Recensione da:

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