Pollo alle prugne
(Poulet aux prunes)
Film
Drammatico
Sotto l'animazione fiabesca e il sogno felliniano batte l'idea politica della Satrapi
diVincent Paronnaud, Marjane Satrapi
conIsabella Rossellini, Maria de Medeiros, Golshifteh Farahani, Mathieu Amalric, Jamel Debbouze, Chiara Mastroianni, Edouard Baer, Eric Caravaca, Frédéric Saurel, Dustin Graf
durata: 90 MIN produzione: FRA,GER,BEL (2011)
Link al sito: http://www.officineubu.com/nuovosito/officine_UBU/Pollo_alle_prugne.html
Dopo il successo del film d’animazione del 2007 "Persepolis", allora candidato all’Oscar e vincitore del "Premio della Giuria" al Festival di Cannes, i registi nonché autori Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud approdano al Festival del Cinema di Venezia proponendo in concorso il loro nuovo film: "Poulet aux prunes", letteralmente tradotto con "Pollo alle prugne". Questa seconda opera cinematografica è in realtà una trasposizione live action di una famosa graphic novel di Satrapi e ne assorbe la carica espressiva e visiva, il film tuttavia supera il fumetto a livello qualitativo ed estetico anche grazie ad un cast eccezionale su cui domina in primis Mathieu Amalri, uno dei più apprezzati attori e registi francesi e tre volte vincitore del Premio César, accanto a lui quattro formidabili donne: Chiara Mastroianni, Maria de Medeiros, Isabella Rossellini e Golshifteh Farahani. L’opera si sviluppa come una fiaba deliziosa e incantevole, piena d’amore e malinconia, avvolta da un’atmosfera onirica che ricorda da una parte "Il favoloso mondo di Amélie" del 2001 scritto e diretto da Jean-Pierre Jeunet e dall’altra le strisce di fumetti di origine francese, ma come ha spiegato la stessa autrice è un film nichilista perché "nella vita non c’è speranza ed il film parla della vita. Noi viviamo, celebriamo la vita. Il nostro è un film nichilista. D'altra parte non ho mai amato i film a lieto fine". E’ una commedia dolce e amara, velata di nostalgia e di una buona dose di pessimismo nei confronti della vita e dell’uomo, è una vera e propria allegoria della situazione dell’Iran. "Poulet aux prunes" è come "Persepolis" un canto d’amore per la patria perduta, il canto di un cuore spezzato che ricorda i momenti belli e i momenti tristi, ride e scherza, piange e soffre in attesa... Attende che tutto cessi e che questi sentimenti trovino l’oblio. Se il vate italiano Dante Alighieri cantava: "Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salire per l’altrui scale". (Paradiso, XVII canto), ma restava comunque la speranza, qui invece c’è il totale annullamento e annichilimento dei sentimenti, tanto è vero che il titolo è la ricetta preferita dal protagonista e simboleggia la perdita del piacere. "Abbiamo considerato la morte non tanto come assenza, - ha spiegato Marjane Satrapi - quanto come la perdita della capacità di provare gusto e sentimenti". La regia è piena di digressioni, di flashback e di flashforward ed è attraverso questi elementi che la vicenda viene ricostruita lentamente come un puzzle e si viene a scoprire la vera ragione che spinge il protagonista a invocare la morte giorno dopo giorno. Citazione dal film: "Poiché nessun violino riusciva più a procurargli il piacere di suonare, Nasser Ali Khan decise di morire. Si distese nel letto..." Tutto ha inizio in Iran nel 1950 e lì il famoso musicista di violino (nel fumetto suona lo strumento tradizionale: il tar) Nasser Ali decide di porre fine alla sua vita dopo aver perduto il suo amato violino spaccato dalla moglie. Si mette a letto e per otto giorni fra incubi e ricordi si sottrae alla vita. Ricorda il maestro di violino, la madre che lo obbliga a sposare sua moglie sebbene lui non l’abbia mai amata, il futuro dei figli finché non arriva finalmente Azrael, l’angelo della morte vestito di nero e scuro di carnagione con due grandi corna e un sorriso bianco come la neve, che gli racconta una favola araba cui è ispirato il testo della canzone "Samarcanda" di Roberto Vecchioni. La frase: "La vita è un soffio, la vita è un sospiro. E’ questo sospiro che devi cogliere". a cura di Federica Di Bartolo
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