Locandina Film Primavera

Primavera

Film

Drammatico

Un film solido - classico ma contemporaneo - che parla dell'ingiustizia della condizione femminile. E dove la musica può fare tutto.

di Damiano Michieletto

conCon Tecla Insolia, Michele Riondino, Andrea Pennacchi, Fabrizia Sacchi. Stefano Accorsi.

durata: 110 Min. produzione: ITA (2025)

Link al sito: https://www.mymovies.it/film/2025/primavera/

Venezia, 1716. Cecilia è un'orfana che la madre ha affidato all'Ospedale della Pietà, e come le altre ospiti dell'istituto ha imparato a leggere, scrivere e soprattutto suonare uno strumento musicale, nel suo caso il violino. Le musiciste più dotate dell'orfanotrofio si esibiscono in pubblico dietro ad una grata perché non possono farsi vedere in volto, e sono di fatto prigioniere finché non vengono date in sposa a qualche pretendente disposto a pagare una cospicua dote all'istituzione.

Quando la loro offerta musicale subisce la concorrenza di un gruppo parallelo, le ragazze vengono affidate alla guida di un prete di grande talento ma fallimentare come impresario musicale. Si tratta di Antonio Vivaldi, malato e caduto in disgrazia, ma ancora in grado di commuovere profondamente il pubblico. E Vivaldi intuirà in Cecilia un talento simile al proprio, e un'analoga passione per la musica.

Sgombriamo subito il campo dal possibile paragone fra Primavera e Gloria!, malgrado alcuni punti di contatto: sono entrambe opere prime cinematografiche che raccontano un gruppo di musiciste in un'epoca in cui il talento artistico femminile era considerato inferiore. Ma Primavera è molto diverso.

Il film si discosta da Gloria! nel suo svolgimento, soprattutto perché il film di esordio di Damiano Michieletto, regista teatrale affermato in Italia e in Europa soprattutto per la messa in scena di opere liriche, avvicina le figure di Antonio Vivaldi e di Cecilia creando fra di loro una comunicazione musicale irresistibile.

Vivaldi, prete per necessità, risveglia nelle ragazze, e in particolare in Cecilia, la passionalità a lungo sopita, e la rabbia per la condizione di sottoposta il cui valore è dato solo dalla possibilità di generare entrate per l'Ospedale, principalmente attraverso il matrimonio. Una volta andate in sposa infatti le musiciste dovranno abbandonare per sempre il loro strumento. Non è un caso che la prima composizione di Vivaldi affidata alla loro esecuzione si intitoli "La follia": c'è qualcosa di febbrile e di pericoloso nella musica vivaldiana, un afflato romantico disperato che non potrà non fare presa soprattutto su Cecilia, l'unica musicista che suona non per il plauso del pubblico ma per la propria necessità espressiva. E in questo è unica anche rispetto a Vivaldi, che invece è sensibile alle lodi e alle opportunità a lui, a differenza delle ragazze, accessibili.

Primavera mostra anche, attraverso il suo commento musicale, la genesi di "Le quattro stagioni", il capolavoro di Vivaldi, composto proprio nel periodo in cui si svolge questa storia. La composizione melodica che accompagna il film è eccezionale nel sostenere il racconto e occasionalmente agire da contrappunto: una scena di ballo ambientata fra nobiluomini e nobildonne truccati e parruccati, grottesca e primordiale al punto giusto, è da antologia. "State rovinando la nostra pace", dirà Cecilia a Vivaldi, ma la musica deve fare proprio questo, e in parte è vero che gli strumenti sono stati dati alle ragazze "per maledire la loro situazione".

Michieletto conosce bene la musica e ne capisce il potere, e capisce anche il potere dello spettacolo, dunque crea un film colto ma accessibile al pubblico, classico ma contemporaneo, con l'aiuto di una sceneggiatura solida, scritta insieme a Ludovica Rampoldi, che non fa mai l'errore di travisare il passato in base alle sensibilità contemporanee, pur parlando chiaramente anche dell'ingiustizia della condizione femminile.

 

Il secondo asso nella manica di Primavera è la sontuosa fotografia di Daria D'Antonio, che illumina in modo fortemente pittorico composizioni sceniche che sono quadri viventi. Terzo asso è l'interpretazione appassionata ma rigorosa di Tecla Insolia, che si conferma la migliore attrice italiana della sua generazione, ma tutte le interpreti del gruppo musicale sono molto efficaci, il che significa che Michieletto è capace di cura e comunicazione con tutti gli interpreti e tutti i reparti: una cura evidente anche nel tenere a freno Michele Riondino nei panni di Vivaldi, impedendogli ogni istintiva fuga sopra le righe.

Note di merito per Andrea Pennacchi nel ruolo del direttore dell'Ospedale, Valentina Bellè nei panni di una cortigiana non priva di empatia, e soprattutto Fabrizia Sacchi, che interpreta il personaggio più straziante della storia: una donna perfettamente consapevole dell'iniquità della situazione delle donne ma costretta a perpetuarla suo malgrado.

Tutto, in Primavera, è in perfetto equilibrio (con la possibile eccezione di Stefano Accorsi in un incongruo cammeo) nel raccontare una situazione strutturalmente squilibrata, sia dal punto di vista socioeconomico che dal punto di vista musicale, e in entrambi i casi la sperequazione è intenzionale, per mantenere un ordine costituito e per scompigliarlo a dovere. Il Vivaldi di Primavera è ossessivo e rabbioso, ma anche ispirato e autentico, può raccontare l'incanto di un pastore che si addormenta al pascolo come la minaccia di una tempesta in arrivo, è una mina vagante, come devono esserlo gli artisti, un sasso nell'ingranaggio la cui musica "esalta e stordisce, come la vita" chi, come lui e Cecilia, non si accontenta di "campare con la propria reputazione".

Primavera è "una questione di soldi, di musica e di morte" in cui i soldi servono (ma spesso non ci sono), la morte arriva, e la musica "non serve a niente" ma, come dice Vivaldi, "può fare tutto", e tanto basta.

Recensione da:

di Paola Casella