Locandina Film TATAMI

TATAMI

Film

Thriller

UN CAMPIONATO DI JUDO È IL TEATRO METAFORICO DI UNA LOTTA DI RESISTENZA E DI AFFERMAZIONE. Martedi 9 aprile ore 21,00 in V.O. con sottotitoli in italiano.

diZahra Amir Ebrahimi, Guy Nattiv.

concon Arienne Mandi, Zahra Amir Ebrahimi, Jaime Ray Newman, Nadine Marshall, Lir Katz.

durata: 105 Min. produzione: Iran (2023)

Link al sito: https://www.mymovies.it/film/2023/tatami/

Tbilisi, Georgia. Campionati mondiali di Judo. L'iraniana Leile Husseini è in forma straordinaria e batte le avversarie una dopo l'altra. La medaglia d'oro è possibile. Da lontano la seguono il marito e il figlio piccolo, con gli amici di sempre; da vicino, a pochi metri dal tatami, la sostiene Maryam, la sua coach. Ma la possibilità che in finale Leila posso incontrare un'atleta israeliana è sgradita alla Repubblica Islamica. Arriva dunque l'ordine, per lei, di ritirarsi dalla competizione: dovrà fingere un infortunio e abbandonare i mondiali. Oppure trovare il coraggio di prendere una decisione impossibile.

L'israeliano Guy Nattiv e l'iraniana Zar Amir Ebrahimi sono consapevoli della forza intrinseca del conflitto a cui è sottoposta la protagonista e lo portano alla massima intensità, non aggiungendo distrazioni né altri elementi fondamentali al racconto.

La lotta fisica è metafora di una lotta psicologica che è anche politica ed esistenziale, e trascende il singolo. Il bianco e nero universalizza quest'idea e materializza la natura estrema del ricattto. Anche la scelta della Georgia non è casuale: paese coproduttore del film, è però anche simbolo di frontiera, tra Europa e Asia, una frontiera che può essere momento di incontro oppure dolorosa sezione.

L'essenzialità è la regola e si fa questione di stile. Il bianco e il nero sono anche i colori delle divise delle judoke, mentre l'incontro è materia di concentrazione, forza, velocità, tecnica. Il peso conta, ma il carico sulle spalle di Leila non si può misurare: non con la stessa unità di misura di chi appartiene ad un paese libero. Nell'ultima parte il film rinuncia purtroppo all'asciuttezza dei primi novanta minuti e cede alla spiegazione, con l'intenzione di replicare forse quell'abbraccio finale tra le parti che è elemento integrale dell'incontro e della filosofia del judo, ma si risolve qui in una perdita anziché in un guadagno.

 

Si perde infatti, la qualità più prezione del film, la tensione, e il punto di vista quasi univoco di Leila si sfilaccia per far spazio alla parabola prevedibile di Maryam (interpretata dalla coregista) e dare priorità ad altri discorsi, nonostante quello artistico li contenesse già tutti. Nei suoi momenti migliori, infatti, Tatami raggiunge una naturale compenetrazione tra elementi tematici e formali, con lo spazio del tatami come uno schermo rovesciato o riflesso, l'orologio delle competizioni che fornisce un timing inesorabile e s'impenna nei momenti in cui la protagonista è bloccata a terra e la resistenza che le viene richiesta è massima (pena il soffocamento, fisico e metaforico), e infine l'ambiente unico della palestra, che è luogo protetto ma anche claustrofobico, nel quale s'infiltra il pericolo, onnipresente: sola e macabra rappresentanza maschile in un universo tutto femminile.

Recensione da:

di Marianna Cappi