UNA PURA FORMALITA'
Film
Drammatico
DAVID DI DONATELLO 1995 PER MIGLIORE SCENOGRAFIA (ANDREA CRISANTI).
diGiuseppe Tornatore
conGérard Depardieu Onoff Roman Polanski Il Commissario Sergio Rubini Giovane Poliziotto Nicola Di Pinto Il Capitano Maria Rosa Spagnolo Paola Paolo Lombardi Il Maresciallo Tano Cimarosa
durata: 108 min. produzione: ITALIA (1994)
TRAMA Durante una pioggia torrenziale, un uomo infangato ed infreddolito, trovato dalla polizia senza documenti, viene condotto in un fatiscente commissariato, dove l'orologio ha le lancette spezzate e dal soffitto gocciola l'acqua, che viene raccolta con recipienti vari. Un inserviente gli offre del latte caldo ma lui glielo getta in faccia e successivamente ha un diverbio con gli agenti. Al commissario sopraggiunto dice di essere Onoff, il celebre scrittore: l'altro gli cita allora la frase di un suo romanzo, ma egli non la ricorda. Lo scrittore si cita a sua volta ed il commissario si convince, ma si stupisce di vederlo senza la folta barba: anche lo scrittore non sa spiegarsi la cosa; poi nel cambiarsi gli abiti si accorge di una macchia di sangue sulla camicia strappata e dopo aver tentato di eliminare il brandello lo ingoia. Nella contraddittoria deposizione, ammette di aver passato la notte nel casale con tale Daniela Febbraio, la sua agente. Intanto chiede invano di telefonare: le linee telefoniche sono interrotte. Approfittando dell'assenza della luce Onoff stordisce un agente e si cala dalla finestra, ma, dopo esser incappato in una tagliola, viene ripreso. Nuovi elementi emergono: Onoff è un trovatello di nome Biagio Febbraio, ed il suo maestro è stato un barbone del quale ha decifrato un libro scritto in codice che lo ha consacrato definitivamente; è stato sposato due volte e la donna con cui ha trascorso le ultime ore è la seconda ex moglie, Paola. Il commissario gli mostra delle fotografie trovate nel suo casale: le cercava da tempo, e vi riconosce volti e nomi della gioventù. Infine ha la visione di se stesso che si spara. Invano chiama Paola al telefono: lei non sembra sentirlo. La verità è che si è suicidato. Poi un altro essere giunge allo strano commissariato per un interrogatorio, mentre lui viene portato via. CRITICA "Caricato come una molla, di forte tensione drammaturgica, abilmente sospeso tra realtà e visione onirica, il film di Tornatore denota chiaramente una lunga e sofferta maturazione fatta di lavoro a tavolino in fase di sceneggiatura e poi di un'attenta regia con la macchina da presa mobile e nervosa, si da supplire all'angustia della scena, e poi ancora di un lavoro di fino sugli attori, richiamati al massimo della concentrazione e dell'impegno. Insomma, un film che rivela l'abilità, il mestiere, la passione di una vecchia razza di metteurs en scène che sembrava scomparsa." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 15 Giugno 1994) "Se si rinuncia alla smania dell'interpretazione c'è da dire che 'Una pura formalità' inchioda alla poltrona durante l'intera sua durata per la sagacia energica della costruzione drammatica, l'alta tenuta figurativa che ha trovato un supporto nella funzionale fotografia di Blasco Giurato, l'ammirevole concertazione degli attori. Dopo averlo visto si comprende perché Tornatore abbia voluto Roman Polanski (doppiato da Leo Gullolta nell'edizione italiana) per la parte dell'innominato commissario: in questo allucinato dramma notturno di onirismo nordico, tutto giocato sulla corda pazza dell'assurdo, Polanski era l'antagonista ideale di un Depardieu (con la voce di Corrado Pani) la cui straripante fisicità attoriale raramente era stata messa in immagini e guidata con altrettanta violenza di segno espressionista." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 16 Maggio 1994) "Complimenti a Giuseppe Tornatore. E' stato coraggioso a girare un film così teatrale (che bella pièce ne potrebbe venir fuori!), così letterario, così pirandelliano. Un film che più che raccontare una storia suggerisce un'idea, una riflessione sulla vita, la morte e la memoria. Un film che può piacere moltissimo o essere fortemente respinto, tanto è singolare. Le citazioni tratte dai libri inventati sono state scritte da Pascal Quignard, l'autore di 'Tutte le mattine del mondo', e danno alla storia un ulteriore aspetto di spaesamento. Ed è proprio questo, l'idea che siamo tutti un po' fuori posto, un po' a disagio nei nostri panni, il senso del film. O meglio il senso che più dolorosamente colpisce del film." ('Vivilcinema')
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